martedì 21 luglio 2009

SGONICO - 24 LUGLIO - CONCERTO PER LA PACE

CONCERTO PER LA PACE 2009 che avrà luogo il 24 LUGLIO p.v. a Sgonico / Zgonik.
Il concerto si inserisce in un vasto programma di iniziative di diverse organizzazioni pacifiste, associazioni ed enti pubblici in vista della Marcia per Pace Perugina – Assisi (in programma a ottobre) e la Marcia mondiale per la pace (in programma a novembre).
A Sgonico / Zgonik si esibiranno i seguenti gruppi: Le mitiche pirie, Peace Road, Siti Hlapci, Sun Machine e Wake up down . Il programma inoltre prevede anche: la proiezione del documentario RealitieS Kosova/o , regia di Eva Ciuk con dibattito (nella giornata di mercoledì 22 luglio, alle 21.00), una tavola rotonda, stand informativi, chioschi enogastronomici.
Entrata libera.
Il concerto è organizzato da: Comune di Sgonico / Zgonik in collaborazione con le associazioni locali, la Provincia di Trieste e la Tavola per la pace del F-VG

COORDINAMENTO REGIONALE DEI LAVORATORI CONTRO LA CRISI - Un passo nella direzione giusta -




Mercoledì pomeriggio a Ponziana alcuni rappresentanti del neonato "Coordinamento regionale dei lavoratori contro la crisi" hanno partecipato a un incontro convocato dal gruppo "Donne a confronto" per ragionare sulla prosecuzione delle mobilitazioni contro la crisi che si sono sviluppate in questi mesi.

Per il Coordinamento hanno preso la parola Andrea della Sàfilo di Martignacco e Sandro della Eaton di Monfalcone, e assieme a loro c’erano Giorgio della Sàfilo ed Edgar della Danieli di Buttrio.

Hanno spiegato il senso del loro impegno per coordinare le lotte in corso nella regione e hanno illustrato le modalità con le quali si sono impegnati in questi mesi: oltre alle loro aziende, nel coordinamento per ora sono rappresentati i lavoratori della Savio di Pordenone e della Eco-Luvata di S. Vito al Tagliamento, ma sono in corso discussioni con i cassaintegrati di varie altre realtà.

Per "Donne a confronto" hanno preso la parola Francesca ed Erika: quest’ultima è partita dalla situazione della propria realtà, la System Sensor, per procedere poi con un ragionamento riguardante le altre realtà lavorative della provincia di Trieste (Tirso, Stock etc.), con un’attenzione particolare dedicata ai problemi specifici delle lavoratrici.

Sono intervenuti, quindi, lavoratori e delegati della Ferriera, della Sertubi e dell’Insiel, oltre a cassaintegrati e disoccupati provenienti da altre realtà; hanno preso la parola anche Manuela e Giorgio, riferendo dell’esperienza del CLAC (Comitato Lavoratori Aziende in Crisi) sorto a Trieste alcuni anni fa.

Generalmente condivisa l’esigenza di procedere, anche a Trieste, con la costruzione del Coordinamento: ha già iniziato a funzionare un gruppo di discussione on line, e con scadenza quasi settimanale si tengono le riunioni a Precenicco. Dopo la pausa estiva, l’intenzione è quella di ripartire subito con l’attività di sensibilizzazione, con lo scopo di creare le condizioni per l’organizzazione di un presidio di protesta a settembre davanti al palazzo della Regione a Trieste. I cassaintegrati, i precari e tutti i lavoratori e le lavoratrici colpiti dalla crisi devono smettere di essere invisibili: c’è bisogno di autorganizzazione proprio per promuovere il protagonismo di chi rischia di rimanere, altrimenti, sempre ai margini del dibattito pubblico. Questa è la convinzione emersa dalla discussione, e, sulla base di questa consapevolezza, i presenti si sono lasciati promettendosi di rimboccarsi le maniche per dare forza anche in provincia all’attività del neonato Coordinamento.

P.S.: appena possibile sara' integrato anche l'indirizzo del gruppo di discussione on line

giovedì 16 luglio 2009

APPELLO DELLE DONNE FIOM CGIL FP CONTRO L'INNALZAMENTO DELL'ETA' PENSIONABILE





Appello donne Fp Cgil - Fiom Cgil - Innalzamento età pensionabile nel lavoro pubblico: Fermiamo questa ingiustizia
Per la prima volta, con una straordinaria solerzia, il Governo accoglie i rilievi e risponde alle sanzioni dell'Unione Europea sull'uguaglianza tra donne e uomini, predisponendo un intervento legislativo che parifica l'età pensionabile delle lavoratrici del lavoro pubblico a quella dei colleghi maschi, passando dai 60 anni attualmente previsti a 65 anni. Noi donne della FP CGIL e della FIOM CGIL diciamo NO e lanciamo un appello per fermare questo provvedimento perché: - in Italia le donne subiscono ben altre e più gravi discriminazioni: nell'accesso al mercato del lavoro, nelle opportunità di carriera, nella crescente disparità salariale, nelle condizioni di lavoro, nel progressivo aggravarsi del lavoro di cura conseguente ai tagli ai servizi sociali. -La possibilità di andare in pensione a 60 anni non è un obbligo, ma una libera scelta che le donne possono compiere, così come , se lo desiderano, già oggi possono continuare a lavorare fino a 65 anni e oltre come i loro colleghi maschi. - siamo convinte che l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne del lavoro pubblico sia solo il primo passo di un Governo che vuole mettere mano all'intero sistema previdenziale, peggiorando i trattamenti per tutte le lavoratrici ed i lavoratori italiani, a partire dalla revisione dei coefficienti di trasformazioni. Questo è quanto chiede la Confindustria, che a più riprese ha sottolineato l'urgenza di applicare anche alle lavoratrici dell'industria l'innalzamento dell'età pensionabile prevista per le dipendenti del lavoro pubblico come primo passo per una riforma al ribasso di tutto il sistema pensionistico. - non accettiamo l'idea che il costo maggiore della crisi lo paghino le donne, tanto più che il provvedimento in discussione non prevede alcuna destinazione dei risparmi che si realizzeranno. Siamo convinte, al contrario, che l'obiettivo del Governo sia quello di fare cassa, semplicemente destinando le risorse a ripianare parte del disavanzo pubblico in continua crescita. -Le crisi e le ristrutturazioni industriali sempre più frequentemente determinano esuberi, ovvero licenziamenti collettivi, che riguardano proprio lavoratrici e lavoratori cosiddetti anziani (45/50 anni!). Se si allunga l'età per andare in pensione si rende ancora più drammatica la condizione di disoccupazione di chi è considerata troppo vecchia/o per rimanere al lavoro e troppo giovane per andare in pensione. -L'innalzamento dell'età pensionabile frena l'ingresso delle giovani e dei giovani nel lavoro .

La crisi economica richiede invece che si dia risposta all'impoverimento delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati con misure volte a: - garantire l'aumento delle retribuzioni e delle pensioni, cominciando da quelle delle donne, sempre più esposte al rischio della povertà. - tutelare il diritto ad una pensione dignitosa per tutte le lavoratrici ed i lavoratori che rientrano completamente nel sistema contributivo, migliorando i rendimenti futuri delle loro pensioni in modo da garantire a tutte e tutti una copertura non inferiore al 60% dell'ultima retribuzione. - definire subito i lavori usuranti che diano diritto a donne e uomini ad andare in pensione anticipata rispetto alle condizioni di anzianità attualmente previste. - garantire una continuità contributiva ai milioni di giovani lavoratrici e lavoratori precari destinati, senza adeguati interventi, ad un futuro senza diritto ad una pensione dignitosa. - prevedere una diversa e maggiore valorizzazione contributiva per i periodi di maternità e di congedo parentale. - sviluppare una vera politica di pari opportunità che investa nei servizi pubblici, che sostenga le donne nel mercato del lavoro, che dia rispos te al lavoro di cura, che allevi le donne dal peso di un doppio lavoro obbligato in tutte le fasi della vita.
Le donne della FP CGIL e della FIOM CGIL per questi obiettivi impegneranno le rispettive categorie ad iniziative di mobilitazione.
.
Firma l'appello e unisciti a noi nel far sentire
tua voce!

Prime firmatarie: Rossana Dettori, Segretaria Nazionale Fp-Cgil Rosa Pavanelli , Segretaria Nazionale Fp-Cgil Franca Peroni, Segretaria Nazionale Fp-Cgil
Laura Spezia, Segretaria Nazionale Fiom-CgilBarbara Pettine, Fiom-Cgil nazionaleFrancesca Re David, Fiom-Cgil nazionale

lunedì 13 luglio 2009

Pensioni. Rinaldini (Fiom): “Inaccettabile l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne”


“Non è accettabile che, a partire dal Pubblico impiego, si voglia aumentare l’età pensionabile delle donne. E mentre viene fatto questo annuncio, nulla viene detto rispetto agli impegni assunti dal Governo in relazione alla questione dei lavori usuranti. Allo stesso modo, nulla viene detto rispetto alla riduzione dei trattamenti pensionistici che si prospetta con la revisione dei coefficienti di rivalutazione per quelle lavoratrici e quei lavoratori le cui pensioni saranno calcolate in base al sistema contributivo.”

mercoledì 8 luglio 2009

COORDINAMENTO CASSAINTEGRATE/I

Di seguito il testo del volantino che stiamo distribuendo
Saluti
Erika

La crisi che sta investendo le realtà produttive del Friuli Venezia Giulia sta provocando il continuo aumento del numero di lavoratori che perdono o rischiano di perdere il posto di lavoro. Per questa ragione le lavoratrici e i lavoratori – insieme ai delegati – degli stabilimenti di ECO-LUVATA, SAFILO, SAVIO ed EATON, riuniti in assemblea aperta, hanno lanciato un appello alle maestranze delle altre aziende in crisi per la creazione di un coordinamento tra le stesse che punti alla formazione di una rete a sostegno delle vertenze in atto.
Le proposte e gli obiettivi per i quali lottare devono, per ottenere la massima efficacia, essere discussi con le strutture sindacali e, definita una piattaforma condivisa, con loro devono essere perseguiti, grazie a una mobilitazione che deve allargarsi a tutte le realtà in crisi.
Noi, come delegati R.S.U., lavoratrici e lavoratori iscritti e non ai sindacati proponiamo alle organizzazioni sindacali la collaborazione sulle seguenti proposte:
1. Blocco dei licenziamenti, salvaguardia di ogni singolo posto di lavoro.
2. Attività di sensibilizzazione e di pressione verso gli enti preposti (Comuni, Provincia, Regione, ANCI, UPI) affinché vengano rapidamente politiche di supporto al reddito dei lavoratori in CIGO, CIGS, mobilità, e alle vittime del precariato diffuso attualmente senza tutele: blocco dei mutui, degli affitti, delle tariffe dei servizi pubblici, degli sfratti.
3. La creazione di un tavolo anticrisi regionale permanente che miri a trovare possibili soluzioni occupazionali anche attraverso corsi formativi legati al ricollocamento dei lavoratori colpiti dalla crisi in FVG.
4. La restituzione (rivalutata al valore corrente) dei contributi pubblici a vario titolo incamerati dalle aziende che oggi intendono ridimensionare o delocalizzare la propria attività, al fine di creare un fondo a sostegno dell’occupazione.
Non possiamo più permetterci altre perdite di posti di lavoro, e non ci riferiamo solo a quelli regolari: i precari, infatti, non devono essere sacrificati a causa della crisi!
La difesa del patrimonio produttivo e dei posti di lavoro deve essere la priorità, sia nel nostro presente che per il nostro e altrui futuro: non sono state le lavoratrici e i lavoratori a provocare la crisi, e non devono essere loro a pagarla!
Organizziamoci anche a Trieste e difendiamo i nostri interessi:
uniamoci alle altre realtà in lotta della regione!
Il Coordinamento cassaintegrate/i del FVG
in collaborazione col gruppo di Trieste Donne a confronto
http://donneaconfronto.blogspot.com/

giovedì 2 luglio 2009

Prossimo appuntamento

Appuntamento venerdi', 3 Luglio, alle ore 19.00
presso la sede di Rifondazione
in Via Tarabocchia 3 - a due passi da piazza Goldoni - (MAPPA)

IL DDL SULL'IMMIGRAZIONE E' LEGGE





I senatori della Lega hanno salutato il voto sventolando i fazzoletti verdi.

Ha vinto la loro squadra, la loro idea dell'Italia.

Per loro è la giornata dell'orgoglio.

E anche se non sono allo stadio, o a Pontida, ma a Palazzo Madama, festeggiano trionfanti. Pazienza se all'altra metà del paese si rivolta la coscienza.

Se per l'Italia che ancora crede alla solidarietà e al rispetto dei diritti oggi è il giorno della vergogna e della rabbia. «Ho già sulla scrivania, il regolamento per definire i termini di utilizzo dei volontari per la sicurezza, le cosiddette ronde», annuncia il ministro dell'Interno Maroni.

E per le coscienze critiche del paese, scrittori e intellettuali, che hanno indirizzato al Viminale il loro sdegno? «Prenderò carta e penna scriverò la mia risposta», spiega.

Mentre il capogruppo della Lega Bricolo, ancora meno preoccupato dell'opinione del resto del paese rivendica: «Noi questa gente nelle nostre città non la vogliamo», scandisce parlando così di «quei tanti troppi clandestini» che «con l'introduzione del reato di immigrazione clandestina sarà più facile espellere».

E ancora scandisce: «Meno stranieri arrivano in Italia in cerca di lavoro e meglio è». tuona rivolto «ai sindacati della triplice e a confindustria, il nostro paese non ha bisogno di nuova forza lavoro straniera: prima dobbiamo pensare ai nostri giovani, ai nostri lavoratori e poi agli ultimi arrivati».

Questa è «una legge per gli italiani che vogliono la sicurezza, mi meraviglio che Belisario e Finocchiaro non la votino, dovranno spiegarlo ai loro elettori», assicura il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, che, preoccupato cerca di non lasciare tutta la scena alla Lega, sventola, metaforicamente, l'orgoglio piddiellino.

«Siamo al governo e siamo orgogliosi di aver portato questa legge al traguardo», rivendica, spiegando come il provviedimento appena approvato sia «una parte fondamentale del programma del centrodestra».

E scandisce: «Carcere più duro per i boss delle cosche, reato di immigrazione clandestina, sanzioni più severe per tutti i reati che allarmano i cittadini, più sicurezza, più certezza della pena. per questo siamo al governo e siamo orgogliosi di aver portato questa legge al traguardo». «Voi consegnate ad una Italia impaurita solo un pugno sbattuto sul tavolo», li ha avvertiti Anna Finocchiaro, portando dentro l'Aula la protesta contro un provvedimento «senza alcuna efficacia dal lato della sicurezza dei cittadini e sicuramente con gravi violazioni dei diritti civili degli immigrati ai quali affidiamo la cura dei nostri cari e dei nostri beni e il cui lavoro è indispensabile per il funzionamento di miglia di imprese».

Persone condannate ad essere «invisibili».

Perché è chiaro che «l'unico effetto che avrà questo provvedimento sarà di rendere invisibili gli immigrati sul nostro territorio», denuncia la presidente dei senatori del Pd: «Così si favorisce la clandestinità mentre si vorrebbe combatterla e i costi sociali del provvedimento, non ancora calcolati da questo governo, si annunciano altissimi», dice, inutilmente, rivolta ai banchi del governo.
02 luglio 2009

mercoledì 1 luglio 2009

CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera società europea, dal Rinascimento italiano al fascismo.
Non sempre sono state però conosciute in tempo.
In questo momento c’è una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, però, un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscirà ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell’Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l’adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali.
È stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalità, l’esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora più lesiva della dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati.
Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere irregolari diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, né le costringevano all’aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all’opinione pubblica europea se la gravità di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanità.
L’Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea.
È interesse e onore di tutti noi europei che ciò non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall’Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio